Referendum, doppio referendum e contro referendum. Sembrerebbe il titolo di un film di Nanni Loy e invece sono le tre proposte di abrogazione e superamento del “Porcellum” presentate in poco più di due settimane a partire dalla metà di giugno.
Allo stato attuale sul tavolo ci sono, infatti, la campagna referendaria “Io firmo. Riprendiamoci il voto” del Comitato per il Referendum sulla legge elettorale, guidato da Stefano Passigli, e per la quale il 30 giugno scorso è iniziata la raccolta delle firme; i quesiti referendari proposti da Castagnetti, Parisi e Veltroni e che lunedì prossimo saranno presentati in Cassazione; l’annuncio fatto ieri da Bersani di un testo di riforma della legge elettorale che il Pd sarebbe pronto a presentare al Senato.
Cerchiamo di fare ordine e di entrare nel merito delle proposte in campo.
Referendum “Passigli”
Il referendum promosso da Stefano Passigli prevede tre quesiti. I primi due quesiti abrogano le liste bloccate che, di fatto, costringono gli elettori a votare solo i simboli di partito senza poter esprimere alcuna preferenza e senza poter scegliere tra i candidati in lista; abrogano l’obbligo per le coalizioni di indicare un candidato premier; abrogano, inoltre, l’attribuzione del premio di maggioranza per la Camera, che attualmente permette alla coalizione che ottiene anche solo un terzo dei voti totali di conseguire il 55% dei seggi. Il terzo quesito modifica il meccanismo attuale con cui si elegge il Senato, sostituendolo con un sistema proporzionale, privo di premio di maggioranza e con eletti in collegi uninominali.
Nel caso in cui i tre quesiti passassero, verrebbe fuori una legge elettorale immediatamente funzionante e che prevederebbe un sistema proporzionale con la possibilità di esprimere una preferenza per la Camera e, su base regionale e con collegi uninominali, per il Senato, con soglia di sbarramento per accedere alla Camera per ciascun partito al 4 per cento. Sarebbe possibile votare partiti stretti in coalizione e non direttamente il candidato premier di una coalizione. In questo modo, sarebbe prerogativa del Capo dello Stato l’individuazione del futuro Presidente del Consiglio sulla base degli equilibri tra i partiti (o coalizioni) eletti.
La nuova legge elettorale espressione del referendum ideato da Passigli è ambigua e si presta a diverse interpretazioni. Sarà possibile stringere le coalizioni prima o dopo le elezioni? è questo interrogativo che sposta l’asticella tra il ritorno a un sistema proporzionale puro e il mantenimento del bipolarismo.
Referendum “Parisi”
Proprio sulla salvaguardia della vocazione maggioritaria e del bipolarismo si fonda invece il referendum promosso da Parisi, Castagnetti e Veltroni. La proposta dei tre esponenti del Partito Democratico si articola intorno a due quesiti: il primo abroga il “Porcellum”, il secondo interviene in modo chirurgico in previsione di un ritorno al cosiddetto “Mattarellum” (da Sergio Mattarella, ex Partito Popolare e ora Pd, il suo principale ideatore), che prevede l’assegnazione del 75% dei seggi per Camera e Senato mediante un sistema maggioritario a turno unico e l’assegnazione del restante 25% con un meccanismo proporzionale con soglia di sbarramento al 4% per la Camera, e su base regionale al Senato, mediante un complicato meccanismo di ”scorporo”.
Col ripristino di tale sistema elettorale e dei collegi uninominali, si potrebbe ricostruire un rapporto tra eletti ed elettori, e tra questi ultimi e il territorio in cui si candidano.
Contro queste due proposte referendarie, Bersani ha lanciato nelle ultime ore il contro referendum, ovvero la proposta di riforma della legge elettorale che il Partito Democratico potrebbe presentare al Senato nei prossimi giorni.
In attesa di conoscere la riforma di cui Bersani si è fatto carico, e al di là delle diatribe tra opposti contendenti, nelle cui pieghe non vogliamo entrare, Valigia Blu individua nella proposta di Parisi una via che faccia sì che i cittadini possano scegliere i propri candidati e che ci sia un confronto diretto e continuo tra parlamentari e territorio in cui vengono eletti.
Come detto in precedenza, il premio di maggioranza non è un male – è un male per come è stato voluto e votato nel 2005 da Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC e Lega Nord – visto che, appunto, non prevede una soglia minima, ma trasforma in maggioranza assoluta chiunque ottenga più voti, fosse anche un solo voto.
Siamo, dunque, per il bipolarismo e sosterremo il referendum promosso da Parisi e da parte del Pd, per ridare a noi cittadini italiani l’esercizio di un diritto fondamentale in democrazia: la possibilità di eleggere i propri rappresentanti. È così difficile potersi sentire come gli inglesi, ad esempio?
Angelo Romano
I sistemi elettorali maggioritari, gira che ti rigira, sempre le stesse fregature danno:
http://www.riforme.info/editoriali/2992-porcellum-mattarellum-due-porcate