Dopo il trenta settembre

1.210.873 firme il quesito abrogativo totale, 1.184.447 quello parziale: il secondo migliore risultato nella storia dei referendum elettorali, dopo il “referendum Segni” del 1993, che totalizzò 1.370.000 firme. Questa volta, però, abbiamo conseguito un vero record, in ragione del tempo a disposizione, delle risorse umane e organizzative messe in campo, dei risultati raggiunti. Abbiamo consegnato in Cassazione 376 scatole il 30 settembre, come prevede la legge: ma se avessimo avuto qualche giorno ancora, le firme depositate sarebbero state molte di più, ben oltre quelle del 1993 e, forse, ben oltre quelle di qualsiasi altra tornata referendaria. Anche dopo il deposito in Corte di cassazione sono continuati ad arrivare pacchi postali con moduli, firme e certificati elettorali, segno inequivocabile di una volontà di partecipazione e di trasformazione incontenibile.

Siamo molto felici per questo risultato, assolutamente imprevedibile per le dimensioni che ha raggiunto. E’ un successo corale, di un gruppo unito, che, grazie alla caparbietà dei suoi protagonisti, è riuscito in un’impresa straordinaria. L’unità è stata la nostra forza, un’unità nelle divisioni della politica nazionale, di fronte alla diffidenza generale e, soprattutto, compatto contro gli ostacoli di chi ha cercato di farci fallire. Questo importante risultato non sarebbe stato possibile senza l’impegno di tutti, nessuno da solo ci sarebbe riuscito.

Siamo di fronte a un miracolo popolare: il Comitato non ha guidato il movimento, ma è stato sospinto dalla domanda di partecipazione della gente. I cittadini ci sono venuti letteralmente a cercare, lo hanno fatto nei comuni, nelle piazze, nella sede stessa del Comitato, a Piazza Santi apostoli di Roma. Significativo il contributo dei comuni: mai, come questa volta, la via istituzionale ha contribuito in maniera così rilevante al conseguimento del risultato. Oltre un decimo delle sottoscrizioni, infatti, provengono, dalle segreterie comunali, alle quali abbiamo mandato, dopo la prima spedizione, moduli per firmare due o tre volte di seguito.

Questa impresa è fatta da protagonisti che nessuno conosce, ma che, con impegno e passione impareggiabili, hanno dato linfa ad una macchina organizzativa semplice, artigianale ma potente. Un ordine invisibile si è generato in maniera naturale e ha fatto camminare le cose. A ringraziare tutti stanno oltre 3 milioni di firme e la consapevolezza, piace dirlo con orgoglio, di aver scritto insieme un tratto della storia di questo Paese.

Siamo solo all’inizio: ora è il tempo dei controlli, prima quello dell’Ufficio centrale per il referendum, che dovrà certificare la regolarità delle sottoscrizioni entro il 15 dicembre e, poi, quello della Corte costituzionale, che deciderà sull’ammissibilità della domanda referendaria entro il 10 febbraio. Dopo si potrà finalmente dare la parola ai cittadini, magari nella prossima primavera, per sapere se è arrivato finalmente il momento di dire basta alla peggiore legge elettorale delle Repubblica, per riconsegnare lo scettro agli elettori.

Questo referendum elettorale non dà solo voce ad una protesta, ma contiene una proposta per ridare dignità alla politica e al Parlamento. Riportando i partiti tra la gente, nei territori, affinché vengano recuperate le radici popolari della rappresentanza politica, presupposto necessario affinché possa essere rinsaldato il rapporto di responsabilità tra eletto ed elettore, che anche il Presidente della Repubblica Giorgo Napolitano indica come contenuto, ormai ineludibile, di una nuova legge elettorale. Che il Ministro dell’interno Roberto Maroni sia rimasto impressionato dalla valanga delle firme non stupisce per niente: è una plateale, tardiva, autodenuncia, l’ammissione, non giustificabile, di responsabilità per aver creato una frattura incommensurabile, tra questa classe dirigente e il Paese.

Per portare a compimento il referendum elettorale c’è ancora molto da fare, ma ora, dopo questo storico 30 settembre 2011, c’è un Comitato referendario che la Costituzione riconosce come “potere dello Stato”: vigileremo costantemente e faremo tutto quello che il diritto ci consente per dare seguito alla volontà di cambiamento della maggioranza degli italiani.

Andrea Morrone

 

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